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"Durante le mie detenzioni ho sempre mantenuto uno spirito tutto sommato tra le Culture positivo anche nei peggiori momenti, forse è questo che mi ha aiutato a superarli e a mantenermi in vita. Ho affrontato i problemi e le disgrazie con una certa ironia. Se pur amara quell'ironia era parte della cultura romanesca di cui da bambino ho respirato gli ultimi residui e che ho riscoperto nei miei studi: forse per questo, con lo studio, mi chiudo in un mondo tutto mio che mi fa evadere dalla dura realtà in cui mi trovo a vivere giorno dopo giorno. Proprio in carcere, nel 2002, quasi per caso, ho cominciato questi studi che non ho più abbandonato". Così Andrea Furbini, nell'incipit di questo suo racconto autobiografico che è anche un urlo rivolto alle istituzioni e alle persone del cosiddetto mondo libero (ma sarà poi reale questa distinzione?): non sono più Andrea di 15-20 anni orsono. (Fabio Pierangeli)